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Elba Oggi
Settimanale di attualitą e cultura dell'Isola d'Elba
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Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo |
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Caviale e fagioli
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Abbiamo anche noi criticato la spedizione monegasca, ma in modo ironico. Non condividiamo la pesantezza della polemica, così come si è gradualmente sviluppata. Il presidente della Comunità Montana, Mauro Febbo, non è uno scialacquatore, ma ì un amministratore che avrebbe commesso, se lo ha commesso, un errore di valutazione.
Se così fosse, non ne è affatto cosciente. Lo si deduce dal tono delle risposte che ha dato a chi lo ha criticato e soprattutto dall'annuncio (che i critici avvertiranno come un minaccia) che questa operazione monegasca dovrà essere ripetuta ogni anno. Quindi, grande successo secondo Febbo, grande spreco di denaro pubblico e volgare esibizione di sfarzo per chi lo critica.
Le valutazioni sono così distanti che non possono essere spiegate solo con le diverse posizioni politiche. Sembra che muovano da una diversa percezione della realtà, da una diversa scala di valori di riferimento o, addirittura, da una diversa visione del mondo.
Sullo spreco di denaro pubblico, sì può discutere. Lo si può fare all'interno della normale dialettica politica: infatti, è forse l'accusa più frequente che viene fatta a chi amministra. Ma sulla liceità dell'esibizione del lusso e della ricchezza (specialmente se a spese dei contribuenti, che non sono certo tutti ricchi) la discussione è più difficile.
Perché muove da sensibilità diverse e soprattutto perché investe oltre che la moralità dell'azione politica, anche lo stile e il buon gusto: tutti elementi la cui la valutazione non può essere racchiusa in regole precise. In passato l'amministratore poteva avere un punto di riferimento nella sensibilità media collettiva, un po' come avveniva con il comune senso del pudore.
Adesso, è in crisi anche la stessa nozione di valori condivisi. Inoltre, bisogna pure considerare che con l'aumento del tenore medio di vita anche il nostro rapporto con la ricchezza sta cambiando. Se la ricchezza, nonostante le minacce evangeliche, non è mai stata sentita come una colpa, neanche in un paese cattolico come il nostro, adesso non lo è più nemmeno la sua esibizione più sfacciata.
In altre parole, allentando ulteriormente le nostre radici cattoliche, siamo pronti a rischiare l'inferno per spassarcela in terra. Ci stiamo avvicinando sempre più al modello americano, dove successo e ricchezza giustificano schemi di comportamento e regole che altrimenti sarebbero ritenuti immorali.
Le eroine delle Fictions americane, a cui alcune signore bene sembra si ispirino, rappresentano un ambiente corrotto ma socialmente accettato solo perché ricco. Il denaro, oltre che dare bellezza e felicità, monderebbe l’anima più della confessione.
Ma se è cambiato il nostro rapporto con la ricchezza è cambiato anche quello con la povertà, che è vista, sempre più, come il portato composto di colpe soggettive e del disegno imperscrutabile del destino. In altre parole, esisterebbe anche una specie di legge naturale secondo la quale ricchezza e povertà, felicità e disperazione sarebbero inserite nei destini degli individui, di intere classi sociali o di interi popoli secondo le misteriose necessità del fato.
Inutile quindi l'azione politica per introdurre equità e giustizia: i ricchi sguazzeranno sempre nella ricchezza e i poveri nella miseria. E questo nei secoli a venire . Ca c'est la vie! Il faut pas s'en faire!, come si direbbe a Monaco con un bicchiere di champagne in mano. Naturalmente!
Ecco perché partecipanti alla gita di Montecarlo hanno fatto tutto alla luce del sole e anche dei lampadari dei saloni rococò del Café de Paris: erano convinti di essere nel giusto. Non solo: si sono portati anche i cine operatori per farsi riprendere, in modo che chiunque, all'Elba, vedendo la tv locale, potesse ammirali. Compresi i malati, in ospedale, con l'acqua razionata e i senza casa che vivono nelle roulottes.
Senza entrare nel merito delle scelte fatte a Montecarlo e al rapporto tra l'impegno economico e le benefiche ricadute sul turismo, c'è da riflettere se il rapporto fra società e chi la rappresenta debba essere rivisto secondo i principi dell' American way of life, per cui coloro che amministrano agirebbero per conto delle popolazioni come farebbero dei professionisti stipendiati.
Speriamo di no perché in questo caso non rappresenterebbero più le popolazioni nella loro parte più profonda. Non sarebbero più legati alla popolazione da quel sentimento di appartenenza che permette di condividere aspettative e ansie, e non sarebbero più all'unisono con il sentimento diffuso di insicurezza e disagio che, almeno sul nostro territorio, è legato alla precarietà di alcuni servizi essenziali, specialmente per le fasce più povere.
In altre parole se i nostri amministratori appaiono in televisione curati a caviale e champagne, non ne facciamo un dramma, ma non sta granché bene, perché, per dirla con le parole di un lettore del Tirreno, "noi elbani andiamo in continente per malattia mangiando un panino in piedi oppure mangiamo salsicce e fagioli sotto la pergola e a spese nostre".
Non abbiamo poi capito l’atteggiamento dell’assessore alle risorse idriche, Pietro Galletti. Lui ha snobbato questa grande opportunità mondana, per rimanere, nell’afa del suo ufficio in Comunità Montana, solo a calmare i cittadini incazzati perché senza una goccia d’acqua.
Elba 2000 - Movimento in difesa dei diritti elbani |
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