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Elba Oggi
Settimanale di attualitą e cultura dell'Isola d'Elba
Direzione, Redazione e Amministrazione: info@elbaoggi.it
Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo |
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Portoferraio: quale futuro?
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Si avvicina a grandi passi il momento della verità per l'Elba ed il suo capoluogo. Portoferraio infatti, assieme ai tre quarti dell'isola, va al voto amministrativo nella prossima primavera. Sembra però che a regnare adesso, nel mondo politico, siano soprattutto l'incertezza e la confusione, perfino su cosa si debba fare per dare un futuro adeguato alla città
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Che siamo già al domani, ormai è qualcosa di più che una sensazione. Il motore della Giunta municipale di Portoferraio è in panne e, anche se riuscirà a concludere la legislatura, si pone l'esigenza di un cambio di rotta, i segnali sono abbastanza chiari. Compito difficile per le forze politiche elaborare progetti concreti, credibili e soprattutto trovare consensi.
La partita si gioca sull'affidabilità, la competenza delle persone a cui affidare il governo della città, della sua economia debole in un momento delicato come quello attuale. La crisi della destra è palese, la sinistra dovrà essere convincente.
Il commercio, l'imprenditoria, la cultura o il turismo? Dove puntare per risollevare le sorti di una cittadina con le caratteristiche di Portoferraio? Salvaguardare i ceti più deboli, far fronte ai veri bisogni, uscire dall'estemporaneo lavorando per una migliore qualità della vita che leggiamo in ogni programma elettorale.
Prendimo ad esempio il settore commerciale. Per i circa 12 mila cittadini residenti di Portoferraio ci sono 135 pubblici esercizi, 297 punti vendita al dettaglio (14 di piccole dimensioni), 3 farmacie, 17 tabaccherie, 8 distributori di carburante, 10 rivendite di giornali. Poi ci sono gli ambulanti (89), e i titolari del mercatino serale (25).
Qual è dunque la situazione attuale? E' di stagnazione? Difficile, peraltro, sapere se la cronica tendenza al lamento sia vera così come le critiche alla pubblica amministrazione (un vizio antico) la quale avrebbe fatto poco o nulla in favore della categoria e quindi della comunità. La crisi del mercato coperto sembra d'altra parte irreversibile, la proliferazione dei supermercati, la chiusura del discount Dico, la liberalizzazione delle licenze, il carovita.
Il traffico, a detta di molti dei commercianti del centro storico sarebbe un fattore che incide negativamente sugli affari. In proposito le opinioni sono contrastanti. Certo è che questa città recintata (grosse fioriere e funerei corrimano) non è proprio a dimensione d'uomo.
Tutta colpa del traffico, della mancanza di programmazione? Sta di fatto che un minimo di progetto che finalmente metta un po' di disciplina nella circolazione, liberi dai miasmi , dalla caciara, dalle code assurde, non si è visto. Anche stavolta il "piano" è rimasto chiuso nel cassetto. Penoso, al riguardo, il tentativo delle soste a pagamento (introvabile per gli ospiti lo spazio antistante la ex centrale Enel), si è salvato soltanto il servizio di bus gratis d'estate.
Quanto al binomio cultura turismo, sembrava qualcosa di inscindibile per l'economia, come lo è in parte in moltissimi luoghi. Ricordiamoci del Consorzio romano Cosmopolis Icla Fondedile, nato con lo scopo di gestire le Fortezze, il centro culturale De Laugier e la Darsena, capace di dare sicuri profitti.
E adesso? Il processo di liberalizzazione delle fortezze per un percorso culturale di interesse e con un ritorno economico si è arrestato? Il Comune non ha proferito verbo sull'argomento. Si può sapere come stanno le cose? Come si tutelano e si valorizzano i beni storici? Nei giorni scorsi, di sera, abbiamo trovato i cancelli aperti e siamo saliti sui bastioni del tutto incustoditi da tempo.
La ex Caserma de Laugier, che si continua a chiamare con non poca sfrontatezza Centro Congressuale, costata quello che è costata, rimane un contenitore vuoto.
Infine, la Darsena Medicea. L'anfiteatro naturale cinquecentesco da sempre viene indicato come il volano dello sviluppo economico e sociale. Giuseppe Cacciò voleva farne il "salotto" della città. Attrezzato per l'approdo dei natanti, doveva essere la gallina dalle uova d'oro ma la gestione della Cosimo dei Medici, (una srl con capitale pubblico e privato) si è dimostrata fallimentare.
La convenzione deve essere rinnovata entro l'anno: il Comune ripresentarà la propria candidatura all'Autorità Portuale? Del resto, gli impianti sono comunali e il Comune non può permettersi di lasciar via libera ai pretendenti. Se, come ci si attende, sarà ancora la pubblica amministrazione a gestire la darsena, ci sarà molto da rivedere.
Parte dell'opposizione sostiene che, alla Cosimo, vadano cambiati indirizzo e scelte. Dire quindi no ai servizi "estranei" e che producono solo debiti (manutenzioni varie, giardinaggio, lavori edilizi, diurno). Per un'altra parte dell'opposizione, il discorso è più drastico: la Cosimo dei Medici va sciolta. La Cosimo ha fatto flop e non poteva finire diversamente, trattandosi di un ibrido.
Ma la crescita dell'economia non può non tener conto della restante fascia demaniale, dal molo Lucchesi alle Antiche saline, dove nel corso degli anni sono nate attività imprenditoriali importanti senza una vera e propria pianificazione. Una zona che ha bisogno di un assetto definitivo.
(P.R.) |
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