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Elba Oggi
Settimanale di attualitą e cultura dell'Isola d'Elba
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Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo |
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Timori per il futuro del carcere di Porto Azzurro
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L'allarme viene da Rifondazione Comunista che ha fatto una interrogazione in Regione e si prepara a portare oil caso sui banchi di Montecitorio. Tutto questo perché sembra che la Casa penale elbana non sia più quel carcere modello che è stato fino a poco tempo fa, nel quale i detenuti venivano recuperati alla società civile...
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di Marcello D'Arco
Il carcere di Porto Azzurro sta per chiudere? Si arriverà addirittura ad alienarlo? Fino a qualche tempo fa, sarebbero state ipotesi risibili, ora non più. Il carcere elbano corre il pericolo concreto di essere disattivato ed i segnali sono molti e preoccupanti. Come quello dell'improvviso trasferimento del direttore, ultimo della serie di "fatti" non proprio trascurabili nella realtà della casa di Reclusione di Porto Azzurro.
Stanno a dire che il clima è cambiato e volge al peggio. E che bisogna opporsi con determinazione ad un disegno generale di smobilitazione degli Istituti. L'allarme lo lanciano, per iniziativa di Rifondazione Comunista, il segretario regionale Mario Ricci ,il consigliere regionale Giovanni Barbagli ed il responsabile dei rapporti con la Casa di pena elbana, Martino Lanzi.
In conferenza stampa, all'Elba nei giorni scorsi, hanno denunciato "l'attacco in atto alle strutture carcerarie che farebbe parte di un programma teso a smantellare i penitenziari vanificando tutto ciò che di importante era stato ottenuto con la legge Gozzini, specie all'Elba".
Porto Azzurro non è più il carcere modello di cui ci si vantava, testimonianza dei risultati ottenuti con l'applicazione delle nuove norma in materia di reinserimento nella società dei detenuti ed esempio di come deve essere una casa penale. In meno di un anno sono state chiuse la biblioteca, la falegnameria, la tessitoria, la tipografia.
Qui si stampava fin dal 1951 la "Grande Promessa", il periodico dei detenuti diventato famoso. Qui si ospitavano artisti per far musica, letteratura e gli avvenimenti finivano sulla stampa nazionale. In meno di un anno il "dialogo" fra detenuti e organismi di controllo si è fatto via via più difficile, le condizioni nel carcere sono diventate problematiche e si è iniziato a mischiare reclusi per pene brevi con soggetti detenuti per reati gravi. Una specie di miscela esplosiva.
Il giro di vite ha comportato riduzioni delle visite da parte dei familiari, riduzioni delle ore d'aria, limitazione all'uso dei computers, stop alle riviste. C'era un Comitato che faceva da tramite con la direzione, che faceva presenti le richieste della popolazione carceraria. E' stato in poco tempo liquidato. In occasione della improvvisa partenza dell'ultimo direttore stabile, Paolo D'Andria, anche due detenuti che del Comitato facevano parte sono stati trasferiti. Il degrado, il disagio sono visibili. L'organico della polizia penitenziaria è "cronicamente" sottodimendsionato.
Che fanno Comune, Comunità Montana, Provincia e Regione, i partiti? La domanda è posta in termini diretti. I responsabili di Rifondazione Comunista si stanno impegnando a fondo ed hanno sollecitato la Regione Toscana a far qualcosa per arrestare il declino drammatico del carcere di Porto Azzurro. Il vicepresidente della Regione Toscana, Angelo Passaleva, ne conferma le preoccupazioni. E' in forse, riconosce, la continuità del programma educativo e lavorativo dei detenuti avviato da tempo.
Si sa che tali difficoltà sono collegate ad una progressiva "circondarializzazione" del carcere, con un numero sempre maggiore di reclusi in attesa di giudizio che, come dicevamo, aumentano i problemi nelle celle dove ci sono reclusi per pene lievi con reclusi a lungo termine. E' anche noto che i ritmi di lavoro degli agenti di polizia penitenziaria si sono appesantiti e che l'assenza di un direttore fisso non fa che aumentare i problemi.
"Guardo con particolare rincrescimento e preoccupazione a quanto sta accadendo a Porto Azzurro", scrive Passaleva. Assicura inoltre che si impegnerà, che farà il possibile per risolvere la grave questione. Ma non basta. Occorre che non venga meno l'attenzione di tutti verso una realtà così importante come quella isolana. Meglio non pensare a quello che era il Portolongone di una volta o quello, in tempi più recenti, il carcere della rivolta di Mario Tuti. |
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