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Elba Oggi
Settimanale di attualitą e cultura dell'Isola d'Elba
Direzione, Redazione e Amministrazione: info@elbaoggi.it
Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo |
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Cinghiali: un flagello per l'Elba
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I recenti e ripetuti casi di bracconaggio, gli incidenti e i danni all'agricoltura stanno riportando con forza all'attenzione dei cittadini il problema cinghiali.
Questi suini selvatici sono stati importati all'Elba negli anni '50/'60 al solo scopo di divertimento venatorio, successivamente, per aumentarne la prolificità, è stato creato un animale semidomestico frutto di un incrocio tra il cinghiale centroerupeo e il maiale che è del tutto diverso dal cinghiale "maremmano" estinto all'Elba fin dai primi anni del 1800.
Questo "alieno" ha trovato nella nostra isola l'eterna primavera, con anche due parti all'anno di cucciolate numerosissime, è al culmine della catena alimentare e non ha nessun nemico naturale. La gestione venatoria del cinghiale ha portato ad una crescita enorme ed ormai insostenibile di questi suidi con un fortissimo impatto sull'ambiente.
Con l'istituzione del Parco Nazionale abbattimenti e catture sono aumentati, i danni nell'area protetta più celermente risarciti e sono state concesse reti di protezione, la conoscenza sulla reale presenza dei cinghiali aumentata (i cacciatori dicevano che all'Elba c'erano solo 800 cinghiali, lo studio del Parco indica la più realistica cifra di circa 2000 sus scrofa); ora occorre approntare una efficace e reale riduzione della distruttiva presenza di questi animali, è arrivato il momento di porre fine a questo inquinamento biologico creato dai cacciatori.
Il Piano del Parco, nell'analisi delle emergenze faunistiche, pone in evidenza come il cinghiale abbia già pesantemente intaccato la presenza di animali prima abbastanza comuni come la tartaruga terrestre (testudo hemanni)e dei piccoli vertebrati, e quanto sia pericoloso per gli uccelli nidificanti a terra, quasi tutti inseriti nelle "liste rosse" del IUCN e dell'Unione Europea delle specie vulnerabili e a rischio di estinzione.
E' evidente che l'attuale governo "politico" dell'emergenza cinghiali sta creando solo danni, è chiaro che la gestione venatoria ha portato ad un disastro e che i cacciatori non hanno nessun interesse a ridurre il numero di questi suidi semiselvatici per continuare ad esercitare con facilità un'attività che, visto la recente introduzione di questi ibridi, non ha niente di "tradizionale".
Tutto questo sta creando un permanente conflitto e una diffusissima e poco onorevole attività di bracconaggio che usa strumenti incivili ed armi vietate per uccidere animali sempre più confidenti con l'uomo. Nonostante tutto questo, nonostante i sindaci gridino all'emergenza cinghiali per chiedere la riduzione del Parco, nessuno vuole davvero risolvere questo problema con l'unica misura realmente efficace: l'eradicazione dei cinghiali dall'Elba.
E' questa una misura drastica ma inevitabile per ricomporre l'equilibri ecologico compromesso, per permettere la crescita dell'agricoltura biologica e di qualità che tutti dicono di volere, per salvaguardare la piccola fauna e le rarità floristiche che sono, queste si, la vera ricchezza che il Parco deve proteggere. Lo stesso discorso vale anche per il muflone che sta distruggendo tutta la flora rara e protetta delle nostre montagne.
Questo è ancora più urgente di fronte alla diminuzione "fisiologica" dei cacciatori elbani. Abbiamo davanti poco tempo per ridurre drasticamente e infine risolvere questo grave problema ambientale: il Piano del Parco dice che una campagna di eradicazione può essere fatta in pochi anni e con successo investendo risorse e mobilitando tutti coloro che sono interessati a quella che viene sempre denunciata come una insostenibile emergenza: Parco, Provincia, Regione, Associazioni Ambientaliste, degli Agricoltori e Venatorie.
Se non si percorrerà questa strada, allora vorrà dire che di vera emergenza non si tratta ma che si vuole usare il problema cinghiali per gestirlo politicamente come comodo spauracchio per evitare di ragionare seriamente sul nostro ambiente e il nostro territorio.
Legambiente Arcipelago Toscano |
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