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Elba Oggi Settimanale di attualità e cultura dell'Isola d'Elba
Direzione, Redazione e Amministrazione: info@elbaoggi.it
Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo
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Elba 2000, i Comitati e i Movimenti
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La nascita spontanea di comitati e manifesti in difesa dell'Elba dimostra come i partiti abbiano sempre più difficoltà a rappresentare la società e i suoi problemi e ad esprimere le necessarie mediazioni per risolverli. Per noi rappresenta invece un conforto importante, in quanto conferma che la scelta di organizzare nel 1995 "Elba 2000" come comitato in difesa dei diritti degli elbani era una scelta giusta. Il fatto, poi, che così numerose siano le adesioni significa che questa idea ha fatto strada. Dato per scontato che si tratta di iniziative importanti, vorremmo contribuire con qualche riflessione.
La prima cosa che salta agli occhi, in queste iniziative, è che l'Elba deve essere difesa, ma non si capisce bene da chi, e nemmeno da che cosa. Se la nostra identità e la nostra ricchezza storico ambientale e anche i nostri diritti e interessi e il nostro lavoro e il nostro futuro e quello dei nostri figli sono minacciati, bisogna sapere esattamente chi è che ci minaccia e perché. In altre parole, bisogna analizzare ed indicare atti, strategie, protagonisti, obiettivi e interessi in gioco, palesi o nascosti. Un'azione che non sia diretta a favore o contro qualcuno o qualcosa, nel migliore dei casi rappresenta un auspicio, nel peggiore un mero esercizio retorico.
Per esempio, se vogliamo che ci venga garantita l'assistenza sanitaria, l'educazione ai giovani, l'efficienza dei trasporti, trattandosi di semplici auspici chiunque può aderire: nessuno vuole un'assistenza da terzo mondo, giovani che crescano nell'ignoranza, trasporti esosi e insicuri, ecc.
Ma se passiamo ad indicare fatti concreti e responsabilità precise, le adesioni, di sicuro, diminuiscono. Tanto per fare un esempio, se diciamo che è stata un scelta irresponsabile avere lasciato l'Elba, proprio in questi giorni, senza elicottero per le emergenze, cosa che avrebbe potuto avere ripercussioni drammatiche, ci mettiamo contro la sinistra; se diciamo, invece, che non se ne più di manifestazioni militari ci mettiamo in contrasto con la destra
Ma tornando al problema generale, se siamo a questo punto ci sarà pure qualche responsabile. Le stupidaggini non nascono da sole. Bisogna avere il coraggio di indicare gli errori commessi per non ripeterli. E tenere in osservazione coloro che li hanno commessi, per non trovarceli all'interno degli stessi comitati a fare danni. Se in questi comitati ci si infila chiunque, finiranno con l’assomigliare sempre più ai funerali mafiosi, dove piangono tutti con la stessa dolorosa partecipazione, dai parenti della vittima a chi ha sparato.
Dato per scontato che sugli auspici siamo tutti d'accordo, vi è necessità di aprire un dibattito serio sui temi sollevati da queste importanti iniziative.
Riproponiamone qualcuno:
- senza riprendere le vecchie polemiche e pretendere verifiche, abiure, ecc., dobbiamo porci una domanda: il parco si è dimostrato davvero lo strumento atto a difendere l'Elba dalla speculazione, sì o no? Noi pensiamo di no, altrimenti non servirebbero ora comitati e manifesti. E questo è un primo punto: stabilire se il parco ha o non ha aggravato la situazione ambientale all'Elba;
- la divisione del territorio in zona parco e zona al di fuori del parco diminuendo l’offerta di aree edificabili a fronte di un incremento della domanda imputabile al marchio parco abbassa la pressione speculativa o l’aumenta? L’aumento di valore delle aree edificabili e dei fabbricati parla da solo. E non è, questo, un effetto perverso della divisione dell'Elba in due zone? Il Parco, opportunamente modificato, potrebbe essere l'ente coordinatore di tutta l' attività edilizia?
- l'Elba nord orientale, praticamente priva di strutture turistiche, potrà svilupparsi, con tutte le cautele, in modo che vi sia un equilibrio nella ricettività turistica o dovrà rinunciare al turismo e vedere i giovani continuare ad emigrare e rimanere per sempre ex zona mineraria disastrata?
E infine bisogna evitare un pericolo, che è quello di corporativizzare il confronto. Nella composizione sociale di coloro che hanno aderito al manifesto e al comitato SOS Elba prevale l'Elba colta dei ventisettisti e del parassitario avanzato degli enti pubblici, dei proprietari di ville sulle scogliere, dei ricchi e affermati professionisti che guadagnano centinaia di euro all’ora e amano la quiete, degli stranieri (dai cubani agli argentini, che pure dovrebbero avere qualche problemino a casa loro) che sognano l'eden e gli indigeni con le piroghe, le ghirlande e gli anelli al naso.
Questa Elba si troverà inevitabilmente contro l'Elba che vive nell'industria turistica e produce, gli imprenditori che investono nelle loro attività ma anche i loro dipendenti che lavorano come matti, coloro che aspettano la ressa per far quadrare i conti di tutto l’anno, ma anche le tante famiglie che con sacrificio sono riuscite a costruirsi o ad acquistare un paio di appartamentini da affittare ai turisti, per sopravvivere raccattando almeno qualche briciola dal turismo. Con il parco è stato diviso il territorio, ora, con questi comitati, rischiamo di dividere la società elbana. Specialmente in questo momento, che vede l'industria turistica affrontare una crisi dura, almeno quanto inattesa.
Anche l'iniziativa di Legambiente per la costituzione di un comitato continentale di saggi e specialisti che lavori per sospendere i piani strutturali è di questa natura. Oltre ad essere ingenuamente velleitaria, invoca un intervento dall'alto contro i sindaci che sono, anche quando sbagliano, espressione diretta della volontà dei cittadini, in nome e per conto dei quali gestiscono il potere. Se sbagliano devono rendere conto a chi li ha votati, non ai palazzi romani o fiorentini o livornesi. Se, per assurdo, un fatto del genere dovesse davvero verificarsi, si finirebbe col mettere in discussione il principio fondamentale su cui si articola il sistema democratico.
Secondo noi, sarebbe necessario mettere da parte i toni ideologico messianici intrisi di patriottismo. L’Elba non è l’Irlanda del Nord né il Burundi e se mettessimo in prospettiva i nostri problemi con quelli di certe zone del mondo i toni sarebbero molto diversi. Bisogna difendere il territorio negli atti concreti, altrimenti si fanno solo dei proclami mentre nel porto di Portoferraio, nel silenzio generale, è già iniziata una gigantesca colata di cemento.
Elba 2000 - Movimento in difesa dei diritti elbani
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