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Elba Oggi Settimanale di attualità e cultura dell'Isola d'Elba
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Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo
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Editoriale - Stiamo in pace, se possiamo - di Bruno Paternò
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Bruno Paternò, uomo della destra elbana, interviene commentando l'episodio avvenuto a Capoliveri, in occasione della Festa dell'uva, quando uno dei rioni chiamati a rievocare avvenimenti della storia del paese lo ha fatto con una gigantografia di Mussolini...
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Sono perfettamente d'accordo con l'intervento del Movimento Elba 2000 sulle polemiche riguardanti la Festa dell'uva a Capoliveri e la rievocazione di un episodio del periodo fascista proposta dal rione La Torre. Non si scherza con il dolore, mai, per nessun motivo.
Quel "faccione" anche se chiaramente non apologetico ma anzi "caricaturale" (... via, un ritratto fatto con gli acini d'uva è sicuramente allusivo e dissacrante!) è ancora in grado di suscitare emozioni il più delle volte negative, terribili per chi ha perduto una persona cara, subito una situazione difficile ed angosciante.
Non voglio fare un trattato di storia ma il fatto è semplicemente così. Il tempo ancora non ha lenito i dolori di tutti e di tutte le parti. I rilievi fatti al Comune di Capoliveri, se fosse responsabile per omissione o disattenzione per quanto è successo, ma non vedo come possa esserlo, sarebbero sacrosanti.
Giunge del resto notizia dell' ultima secondo la quale il Comune è fuori gioco e non ha responsabilità alcuna, essendo i Capi Storici dei quartieri gli unici ideatori e realizzatori del faccione uvario. Meglio così.
Tornando a noi, nella mia famiglia, a Dio piacendo, non vi sono lumini accesi in memoria di chi non è tornato, fosse egli partito prima o dopo l' otto settembre del '43. Nel mio cuore vi è però un solo grande lumino, per quanto piccolo possa essere il mio cuore.
Esso brucia, ad aeternum, per tutti quelli che sono partiti e che non sono tornati, prima o dopo l'otto settembre, sui monti o sul piano, in terra, in mare ed in cielo, qualunque fosse la molla che li spinse, a favore o contro, non importa più, nella infinita contabilità del dolore.
Pace eterna a loro dunque, e che tutti possano finalmente riposare nella Luce non di provenienza Enel. Per quanto riguarda noi invece, piccoli umanoidi a volte pazzi e scellerati, spero solo che si possano capire gli errori della storia e della nostra pochezza.
Pensiamo per un attimo se il fascismo, anziché promulgare le leggi razziali, avesse detto: "Fratelli Ebrei, riparatevi in Italia, il paese della Cultura e del Rinascimento!" Se fosse avvenuto questo saremmo divenuti il paese più ricco del mondo (ricco di umanità) e, sicuramente, il più colto oltre che il più nobile, agli occhi del mondo ed agli occhi di Dio.
Quindi Gianfranco Fini, il segretario del partito al quale sono iscritto dal 1963 (allora si chiamava Msi) e che mi onoro di avere come amico e come riferimento di buon senso e di fermezza, ha sbagliato chiedendo perdono agli Ebrei per le legge razziali a loro imposte dal fascismo, a nome degli Italiani. Doveva chiedere perdono a nome degli italiani che avevano sbagliato, non genericamente di tutti e quindi anche di quelli che non c'entravano per nulla.
La mia padrona di casa, a Piacenza dove vivevo, era ebrea e mio padre l'aiutò molto, fino a salvarla. Mio padre era fascista prima e dopo l'otto settembre, marcai su Roma ( solo tentata perché a Messina li rispedirono indietro, lui aveva solo 16 anni ). Né a lui fu torto un capello, dopo il 25 aprile. Solo pochi giorni di galera e tanta paura. Ma questa è un'altra storia.
Ed anche quei ragazzotti che hanno tirato le bottiglie... Dopo 50 anni di demonizzazione a senso unico ci può scappare anche la bottiglia tirata, ma senza voler far del male se non al faccione. L'unico danno che sì è avuto è stato solo qualche acino in meno nel ritratto, e che volete che sia... con tutta l'uva che c'era a Capoliveri! Stiamo in pace, se possiamo.
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