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Elba Oggi Settimanale di attualità e cultura dell'Isola d'Elba
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Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
Direttore Responsabile: Francesco Oriolo
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Carenza idrica: i pozzi non bastano
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Marcello Meneghin, tecnico acquedottistico che da tempo propone la realizzazione di un grande invaso sotterraneo per risolvere il problema della carenza idrica elbana, ci scrive sottolineando come la ricerca di acqua sull'isola possa servire ma non risolverà il problema -----
Ho letto nel n. 67 di ElbaOggi l'articolo "Carenza idrica estiva: si cerca acqua sull'Elba" nel quale si annuncia la decisione di costruire nuovi pozzi allo scopo di spegnere la grande sete elbana. Si tratta di opere senz'altro utili che contribuiranno efficacemente a svincolare l'Elba dalla Val di Cornia le cui forniture idriche sono destinate a diventare sempre più precarie.
Però, se si pensa con questo di far fronte alle sistematiche crisi d'acqua potabile che incombono nelle estati particolarmente siccitose, si commette un grave errore, assodato che la falda locale, pur se in grado di fornire acqua in abbondanza durante le stagioni invernali e primaverili o comunque caratterizzate da abbondanti piogge, non lo è affatto in estate quando, per giunta, maggiori sono le richieste della popolazione fissa e turistica elbana.
Possiamo farcene un'idea dal paragone con quanto accade normalmente in continente. Ad esempio la falda idrica che alimenta i grandi acquedotti della pianura veneta può essere immaginata come un grande fiume sotterraneo lungo centinaia di chilometri ed alimentato a nord in continuazione da ghiacciai che si sciolgono d'estate, da enormi sacche d'acqua montane che si svuotano man mano, da fiumi con grandi portate perenni, ed infine dalle piogge che, nelle montagne, cadono abbondanti in ogni periodo dell'anno.
Nulla di tutto questo all'Elba. La sua falda può essere immaginata non già come un fiume sotterraneo perenne ma come un grande catino che si riempie quando piove e soltanto in tali occasioni. Nessun altro apporto può avvenire dall'esterno dell'isola come è dimostrato dal fatto che, quando il livello dell'acqua emunta scende al di sotto di un certo limite, si ha immissione in falda dell'acqua del mare.
Stando così le cose quando il catino è vuoto, cioè nelle estati particolarmente siccitose, non c'è pozzo che tenga: il catino è vuoto e da esso con un solo pozzo o con mille pozzi non si può ricavare che acqua salmastra non utilizzabile per l'acquedotto. Si può, al contrario affermare che avere tanti pozzi in isola contribuisce a svuotare prima il catino.
In definitiva ecco quanto potrà accadere: i nuovi pozzi, così some quelli da poco sistemati in periodo di grandi piogge come quelle verificatesi recentemente all'Elba, daranno l'illusione di risultati ottimi ma la verifica reale della loro efficacia potrà aversi soltanto in occasione di una eventuale eccezionale siccità estiva. Solo allora si potrà cantare vittoria. Se invece, come spiegato sopra, in tale malaugurata occasione il catino sarà già svuotato, saremo alle prese con le ben note crisi.
Il rimedio vero è uno soltanto e cioè il maxi serbatoio sotterraneo (vedi http://altratecnica.3000.it), di cui chi scrive è da tempo promotore, nel quale potranno essere immagazzinate anche le portate che i pozzi in argomento sono in grado di dare durante l'anno per utilizzarle d'estate al verificarsi delle citate carenze idriche. Marcello Meneghin
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