Anche il Parco deve voltare pagina
Al Parco dell'Arcipelago Toscano deve insediarsi, finalmente, un presidente e non un commissario. Ma sarebbe anche bene che si comiciasse a discutere di cosa il Parco deve fare. E' un passo a conclusione di questo lucido, impietoso e approfondito intervento sulle relazioni tra la gestione del Parco e la politica (quella con la p minuscala) e su cosa è necessario fare per dare un futuro serio all'area protettadi Renzo Moschini
Difficile dire quanto abbiano inciso sull'esito elettorale dell'Elba le vicende del parco nazionale dell'Arcipelago. Di sicuro non hanno giovato a chi si era arrogato il diritto di sospendere le più normali regole di funzionamento delle istituzioni. Così come non hanno portato fortuna alla lunga a quei crociati antiparco che al Giglio devono ora uscire di scena dopo avere paventato chissà quali catastrofi che, visto quel che accaduto anche di recente da quelle parti, appaiono oggi ancor più grottesche.
Per voltar pagina ora servono però idee molto chiare da parte di tutti anche di chi ha vinto. La istituzione del parco all'arcipelago voleva innanzitutto affiancare agli strumenti ordinari di gestione di quel prezioso territorio uno strumento speciale in grado di fronteggiare meglio la situazione. Speciale perché, a differenza di tutti gli altri, partiva fondamentalmente dai problemi di protezione di un ambiente per molti versi a rischio.
Insomma il parco, data la delicatezza dell'ambiente elbano, doveva mettere nelle condizioni le istituzioni di fare meglio quello che gli strumento ordinari (piani regolatori, piani provinciali di coordinamento etc) non consentivano di fare. Ma il parco non ha potuto svolgere pienamente, efficacemente e continuativamente questo suo ruolo a cominciare dai due piani quello territoriale e quello socio-economico.
Il risultato, oggi sotto gli occhi di tutti, è che anche la gestione ordinaria del territorio registra esiti rovinosi. Se si è capita la lezione è da qui che si deve partire. Il parco oggi più che mai ha un ruolo chiave per riportare alla normalità la gestione di un ambiente malgovernato e a rischio prima ancora che di scandali di disastrose conseguenze: queste sì incombenti, come direbbe l'ex sindaco del Giglio.
Se le cose sono giunte a questo punto è certo responsabilità preminente di chi a Roma crede di poter giocare a dadi con le istituzioni. Ma anche altri hanno lasciato fare, sono stati zitti quando dovevano parlare, sono stati a guardare quando dovevano muoversi.
Ripartire dal parco all'Elba ha questo significato e valore. Per il ministro ma anche per la Regione, le Province e i Comuni appena rinnovati. E la Regione e le altre istituzioni devono certo pretendere che al parco si insedi finalmente un presidente e non un commissario. Ma sarebbe bene anche che cominciassero insieme a discutere cosa il parco deve fare.
* Direttore rivista Coordinamento Nazionale Parchi