Il disastro di Mola
Sulla costa sud orientale dell'Elba si trova la pianura di Mola, zona umida di grande importanza ecologica ed inserita nel Parco Nazionale. E' compresa in buona parte nel Comune di Capoliveri ed in misura minore in quello di Porto Azzurro. L'attenzione delle istituzioni verso questa parte dell'isola dovrebbe essere alta ed invece sembra che a Mola la faccia da padrone il degrado. La dura denuncia di Legambiuente che parla di un autentioco disastro ambientaleMola è una piccola zona palustre costiera di circa un ettaro, alla foce di un piccolo corso d'acqua. L'Area Umida si trova nel Comune di Capoliveri e si spinge fino al confine con il Comune di Porto Azzurro. La vegetazione è formata in gran parte da Cannuccia (Phragmitetum australis).
Altre specie presenti sono: Bolboschoenus maritimus, il Giunco (Juncus acutus), la Gramigna delle paludi (Paspalum paspaloides), il Giunco sfrangiato (Scripetum maritimi) e la rara Mestolaccina (Baldellia ranuncoloides) specie considerata a rischio nella lista rossa nazionale, di particolare rilievo è l'avifauna, anche con la presenza di rari uccelli nidificanti e migratori e di anfibi come la Raganella Tirrenica (Hyla sarda o meridionalis) ed il Rospo Smeraldino (Bufo viridis), inseriti nelle varie "Liste Rosse".
La situazione di quella che era considerata la più importante Zona Umida dell'Elba, ed una delle poche rimaste nell'intero Arcipelago Toscano, è veramente preoccupante, tanto da far temere sul futuro dell'Area. Nella zona è in corso da anni un cantiere che occupa l'intera area a ridosso della spiaggia e si spinge lungo il fosso di Mola, ma i lavori per le condotte sottomarine, finanziati dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio ed appaltati dalla Comunità Montana dell'Elba e Capraia, si stanno protraendo ben oltre il tempo concordato con il Parco Nazionale.
Avvicendamenti di ditte esecutrici, subappalti, fermi, ritardi hanno ormai pesantemente interferito con almeno 4 periodi di migrazione primaverile ed autunnale e due periodi di nidificazione dell'avifauna, creando un grave danno al Parco ed al SIR. Il disturbo pare ulteriormente aggravata dal frastuono di discoteche ed esercizi sorti proprio accanto all'area protetta.
Questo pare ancora più preoccupante perchè i SIR sono stati individuati, attraverso il progetto Bioitaly, dalla Legge Regionale 56/2000 "Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche", inoltre l'intero territorio elbano è identificato come Iba (Important Bird Area) per le quali l'Unione Europea ha stabilito che si applichino gli obblighi previsti dalla Direttiva Uccelli.
Purtroppo però la situazione di Mola è ben lontana da essere quella di una zona protetta da normative regionali, nazionali ed europee. Nonostante i cartelli di divieto di discarica e di abbandono di imbarcazioni posti dal Comune di Capoliveri, ed anzi particolarmente nelle vicinanze ed intorno ai cartelli di divieto, è un fiorire di discariche, una delle quali al bivio per un residence, che fa esattamente da confine del Parco Nazionale, è addirittura sorta accanto al divieto e tra due splendidi esemplari di Sughere (Quercus suber).
Il disastro è particolarmente preoccupante partendo dal bivio per il Cantiere Sales detto "Marina di Capoliveri" e proseguendo verso la strada sterrata che porta al Fosso di Mola: l'area è letteralmente disseminata di barche abbandonate, sfasciate, ormai sommerse da vegetazione e da fango, addirittura usate come impropri contenitori di rifiuti.
Giunti al corso d'acqua che dava vita e linfa alla zona umida ci si trova di fronte al triste spettacolo di una piccola foce chiusa dal fango, un rivo di acqua morta, putrida e puzzolente, in completa anossia e nel quale ogni forma di vita sembra ormai scomparsa.
La spiaggia è completamente disseminata di rifiuti di ogni genere ed arrivando sul lato della baia che appartiene al Comune di Porto Azzurro il triste spettacolo non cambia, anche qui barche abbandonate, degrado, spazzatura dappertutto.
Qui è visibile anche piccolo fosso occluso che scende dalla provinciale soprastante e segna il confine con la parte in concessione al Cala di Mola, lato sinistro guardando dal mare ed uno tubo di scarico di plastica bianca (che appare asciutto e del quale non si comprende la funzione) ed un tubo di politene a " mezza costa" non collegato. Inoltre, il tratto di costa adiacente al SIR è stato interessato da imponenti lavori di rimodellamento dei versanti per la costruzione di parcheggi ed altri manufatti turistici, rendendo ancora più ristretta la zona naturale che dovrebbe fare da cuscinetto di salvaguardia intorno alla piccola e delicata area umida di Mola.
La Zona Umida di Mola è ormai molto vicina a trasformarsi in un vero e proprio disastro ambientale che non fa onore né al Parco, né ai Comuni interessati, né alla presenza di un SIR, né agli Enti coinvolti nei lavori per le condotte sottomarine e che vanifica e rischia di rimandare il "Risanamento zona umida protetta di Mola", per il quale il Parco Nazionale ha stanziato 238.000,00 Euro per un "intervento di riqualificazione e recupero, a fini ambientali, di una importante zona umida, per la cui realizzazione è previsto un contributo regionale in ragione del 60% della spesa".
Pertanto, come recita la relazione al Bilancio di Previsione per l'esercizio finanziario 2003 del PNAT, "è stata allocata a bilancio del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano la spesa complessiva nella parte uscita, nella parte entrata è stato iscritto un contributo di Euro 142.800,00, mentre il rimanente importo di Euro 95.200,00 resta a carico del bilancio del Parco..."
L'indecente situazione delle Zona Umida di Mola, assediata da rifiuti, incuria, e diffusi comportamenti incivili, richiede un pronto intervento di tutti gli Enti interessati per far terminare al più presto i lavori del cantiere delle condotte sottomarine e verificarne l'impatto e gli eventuali danni prodotti sulla zona umida, porre fine al degrado ed alla sporcizia diffusi, individuarne i responsabili, rimuovere eventuali fonti di possibili inquinamenti e ripristinare l'area nella sua integrità, restituendola all'avifauna nidificante e migratoria che ne aveva fatto una delle più importanti stazioni di sosta, così come attestato da numerosi studi, tanto da renderne indispensabile la sua inclusione nel Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, che in quel luogo ritaglia appositamente una piccola enclave, e in un Sito di Importanza Regionale.
Legambiente Arcipelago Toscano
Il presidente Gian Lorenzo Anselmi