Parchi: scongiurata la sovranità limitata
E' stato ritirato l'emendamento che cancellava la necessità dell'intesa tra il ministero e le Regioni per le nomine dei presidenti dei parchi nazionali. Aveva destato un mare di polemiche ed era stato letto all'Elba come una scorciatoia che il ministro dell'Ambiente voleva percorrere per imporre il suo uomo, Ruggero Barbetti, alla guida del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano. Soddisfazione è stata espressa dal presidente della Regione Toscana Martini, che ha parlato di un successo delle Regioni e di chi vuole la tutela dell'ambiente"Sono soddisfatto per questo risultato ottenuto. E' un successo di tutte le Regioni e di quanti si sono mobilitati in difesa della correttezza delle procedure e della tutela dell'ambiente". E' questo il commento del presidente della Regione Toscana, Claudio Martini, alla notizia del ritiro da parte del governo dell'emendamento che cancellava di fatto l'istituto dell'intesa Stato e Regioni per le nomine dei presidenti dei Parchi nazionali. Un'iniziativa, ricorda Martini, che l'esecutivo aveva preso proprio per imporre proprie candidature alle presidenze dei parchi toscani.
Tutto come prima dunque, non ci sarà quella aggiunta nella legge che regolamente la gestione dei Parchi nazionale che già era stata definita come "emendamento della vergogna". La legge infatti prevede che il un presidente di Parco Nazionale venga nominato d'intesa dal ministero dell'Ambiente e dalla Regione interessata. Con l'emendamento tutto il potere di nomina passava di fatto nelle mani del ministro.
E tutto questo riguarda molti da vicino l'Elba ed il Parco dell'Arcipelago Toscano poichè l'ente è da due anni ormai commissario proprio perchè sul nome di Ruggero Barbetti, l'attuale commissario fortemente voluto dal ministro Matteoli, non c'è l'intesa con la Regione Toscana. Il governo però ha deciso di non percorrere la rischiosa strada che aveva inizialmente imboccato ed è tornato sui suoi passi ritirando l'emendamento contestato.
Di qui la soddisfazione della regione Toscana, naturalmente, ma anche quelle delle non poche voci che avevano criticato il ministro dell'Ambiente che aveva dato l'impressione di voler a tutti i costi trovare il modo per collorare il suo uopmo al vertice del Parco. Così ad esempio Fabio Mussi, vice presidente della Camera e deputato nel nostro collegio, secondo il quale "Matteoli, sui Parchi, ha avuto fin qui una sola idea: controllo e clientes".
"Ora, - ha aggiunto Mussi - dopo il ritiro dell’emendamento voluto per trasformarsi da ministro a padrone, si spera che capisca e cambi strada. Il Parco dell’Arcipelago Toscano ha bisogno di un presidente autorevole e competente: si arrivi subito alla sua individuazione in accordo con la Regione Toscana, come prevede la legge e la sentenza della Corte Costituzionale di pochi mesi fa".
Anche Legambiente esulta per lo stralcio del provvedimento che avrebbe garantito il potere di nomina dei presidenti dei parchi italiani direttamente al ministro dell’Ambiente. "È la vittoria della legalità - ha commentato Antonio Nicoletti, responsabile aree protette del Cigno Verde - poiché quel provvedimento avrebbe rappresentato uno schiaffo al federalismo, alla sussidiarietà e alla leale collaborazione tra lo Stato e gli enti locali".