Ecomafie nel mirino
C'è anche un buona notizia sul fronte della gestione del territorio ed è il via libera all'introduzione del delitto ambientale nel codice penale. Legambiente parla di segnale positivo ed in controitendenza rispetto ai facili condoni e alla deèpenalizzazione dei reati paesaggistici"Finalmente un segnale positivo e, soprattutto, in controtendenza". Roberto Della Seta, presidente di Legambiente, esprime così tutta la sua soddisfazione per la notizia sul via libera per l’introduzione del delitto ambientale nel codice penale. "Dopo che il governo e lo stesso Parlamento - continua Della Seta - hanno trasmesso al paese messagi di indebolimento del principio di legalità, dal condono edilizio alla depenalizzazione dei reati paesaggistici, dalla legge delega alla nuova definizione di rifiuto, questo è certamente un segnale importante".
Da dieci anni a questa parte, Legambiente ha fatto sua questa battaglia portando come testimonianza i numeri che dimostrano l’entità del fenomeno di criminalità ambientale.
Basti pensare, dunque, come negli ultimi dieci anni (1994-2003), le forze dell’ordine abbiano accertato in Italia ben 246.107 infrazioni in materia ambientale.
Le persone denunciate o arrestate sono state 154.804; i sequestri effettuati, 40.258; il 40% di queste infrazioni (esattamente 98.536) si concentra nelle quattro regionali a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia); una percentuale che sale fino al 43% per quanto riguarda gli illeciti relativi al ciclo del cemento.
Nello stesso arco di tempo, sono state realizzate nel nostro Paese 405.606 costruzioni illegali, tra nuovi immobili e trasformazioni d’uso di rilevanti dimensioni (dalle stalle alle ville, magari con piscina, per intenderci); il 57% di questo diluvio di cemento illegale si concentra nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa.
Il business complessivo delle ecomafie, tra mercato illegale (gestione illecita dei rifiuti, abusivismo edilizio, racket degli animali, archeomafia) e investimenti a rischio (appalti per la raccolta di rifiuti e per la realizzazione di opere pubbliche in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia) viene stimato da Legambiente in circa 132 miliardi di euro.
Inoltre l’anno appena trascorso è stato, purtroppo, caratterizzato da un deciso incremento di tutti i parametri presi in esame dalla nostra associazione: gli illeciti ambientali accertati dalle forze dell’ordine sono stati 25.798, circa il 32,6% in più di quelli riscontrati nel 2002; raddoppiano le notizie di reato relative agli incendi dolosi registrate dal Corpo forestale dello Stato (oltre 7mila quelle del 2003) ma crescono anche gli illeciti relativi al ciclo del cemento (più 16%) e a quello dei rifiuti (più 10,7%).
"A questo punto il nostro auspicio - conclude il presidente di Legambiente - è che il fondamentale lavoro portato fin qui dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti non cada nel vuoto, bensì che possa vedere la luce quanto prima. Il Paese non può più aspettare, i numeri e le storie rendono urgente un’accellerazione dell’iter parlamentare che deve concludersi assolutamente in questa legislatura".